Inizia la seconda fase del Progetto “Giovani Sentinelle del Futuro” con la presenza del Vescovo Mons. Claudio Maniago

Domenica 4 settembre, alle ore 18:30, presso l’ex Parrocchia di “Santa Maria della Roccella” in Roccelletta di Borgia, alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Claudio Maniago, è stata avviata ufficialmente la seconda fase del Progetto Caritas “Giovani Sentinelle del Futuro”. Con i ragazzi destinatari del progetto, i volontari e gli operatori, erano presenti alcuni membri della Caritas diocesana e il Vicesindaco del comune di Borgia, Irene Cristofaro, la quale ha manifestato il suo entusiasmo e la sua gratitudine per il progetto, da lei definito “un progetto con la P maiuscola”, e ha dato la disponibilità del Comune a collaborare con la Diocesi per ogni necessità.

L’incontro è stato aperto da Francesco Costa, referente Caritas per il progetto, il quale ha ringraziato, innanzitutto, l’Arcivescovo per la sua presenza e per la fiducia accordata, e poi i ragazzi, i volontari e quanti stanno rendendo possibile ogni attività. Dopo aver descritto in breve quanto è stato fatto nei mesi precedenti, anche con l’aiuto di un video, ha dato la parola a Elisa, in rappresentanza dei ragazzi destinatari del progetto, e a Tommaso, in rappresentanza dei volontari, i quali hanno portato la loro testimonianza.

Elisa, dopo i primi dubbi riguardo la partecipazione per il suo carattere introverso e la difficoltà a ritrovarsi in un ambiente totalmente nuovo con persone sconosciute, si è trovata da subito a suo agio. “Devo ammettere – ha raccontato – che ogni nuovo incontro, ogni nuova opportunità mi permetteva di mettere la mia vita in pausa per qualche ora per divertirmi e sperimentare nuove attività, a volte pratiche, a volte più introspettive. Mi ritrovavo ad aspettare il momento in cui sarei potuta tornare, al punto che sono finita per essere, forse, una delle persone più loquaci del gruppo […] Ho conosciuto nuovi amici che mi hanno regalato il loro personale punto di vista del mondo e grazie ai quali questi due mesi sono stati entusiasmanti”. Ha concluso dicendo che aveva proprio bisogno di “una boccata di aria fresca” nella sua vita “ed è esattamente quello che ha rappresentato e continua a rappresenterà questa opportunità”.

Tommaso ha raccontato di essere entrato in questo progetto spinto dall’entusiasmo, dalla volontà di “ridare vita e dignità ad un luogo” a lui caro e per dare qualcosa di sé ai ragazzi, ma le sue idee iniziali sono state stravolte. Ogni incontro è stato per lui un momento di gioia e di ricchezza, sempre più convinto che i ragazzi incontrati “diventeranno uomini e donne meravigliosi in grado di illuminare chi ha la fortuna di incontrarli! Ogni giorno ringrazio Dio per aver avuto questo privilegio, perché da loro non posso fare altro che imparare”.

Dopo le testimonianze, Francesco ha ripreso il suo intervento ricordando quattro verbi, usati da Papa Francesco, che stanno caratterizzando il cammino intrapreso con i ragazzi in questo progetto: accompagnare, animare, appassionarsi e abitare, aggiungendone un quinto: testimoniare. Concludendo con una citazione attribuita a Neruda: “Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia negli occhi, la legga e gliela racconti”, ha passato la parola a Ilaria Bisantis, project manager nel progetto, la quale ha ricordato che il progetto “oggi vede chiudersi una fase propedeutica e aprire quella della formazione e dell’orientamento” dei ragazzi. Con la proposta da parte della Caritas di questo progetto, “abbiamo pensato di cogliere l’opportunità per creare uno spazio interamente dedicato ai giovani, […] che possa offrire servizi e rispondere a bisogni umani, relazionali, formativi, professionali, psicologici e spirituali in una fase così delicata come quella di chi approccia all’età adulta”.

Alla fine degli interventi, l’Arcivescovo ha visitato assieme alla Vicesindaco gli spazi in cui si svolge concretamente il progetto, dove i ragazzi e i volontari hanno spiegato le attività che si terranno all’interno di essi, come il laboratorio di officina digitale, di teatro danza, i corsi di inglese e di informatica, le attività di supporto extrascolastico, lo sportello di Progetto Policoro, lo sportello di ascolto e supporto psicologico.

La visita all’interno della struttura si è conclusa nella chiesa presente all’interno di essa, dove si è svolto un momento di preghiera, durante il quale l’Arcivescovo, ricordando innanzitutto che è il Signore a credere in quanti si sono impegnati per la realizzazione del progetto: “Il Signore è pronto a scommettere su di voi. Allora se è pronto il Signore a scommettere su di voi, è facile dire: mi fido di voi, vi affido questo luogo, fatelo vivere”. La struttura nei mesi precedenti è stata abbellita e Mons. Maniago, durante la sua riflessione, ha chiesto di renderla ancora più bella, lavorando ancora di più con fantasia, impegno e passione e ha ricordato che la passione ha due facce: “La passione può essere moto del cuore, siamo appassionati di qualcosa, ci prende […], ma la passione ha sempre un altro aspetto: anche Gesù sulla croce ha vissuto la passione. Sì, perché vivere una passione, cioè appassionarsi vuol dire essere pronti anche a soffrire, a stringere i denti, a non stancarsi, a non mollare […], a essere tenaci”.

Ricordando che la struttura è situata sulla strada, l’Arcivescovo ha affermato che non è un limite, ma “un pregio di questo luogo, perché questo luogo non è un rifugio nascosto chissà dove, ma al contrario è in mezzo alla città, in mezzo alla vita, che è caos […] questo è il mondo, dove ci sono tanti altri ragazzi che non si divertono, dove ci sono tanti altri ragazzi che cercano […]. Guai a vivacchiare, guai a vivere alla giornata, bisogna essere protagonisti della propria vita”. Mons. Maniago ha poi ripreso la parola “sentinelle” che dà il titolo al progetto: “Le sentinelle sono importanti perché vedono lontano e perché avvertono […] e qui dovete vedere lontano voi e avvertire tutti noi” e ha concluso dicendo di essere lì a benedire, “a dire bene di questo progetto” non solo a suo nome, ma a nome del Signore, e a impegnarsi, come diocesi, a fare la propria parte “perché questo diventi un luogo sempre più bello, un luogo dove davvero ci si diverte”.